sabato 20 novembre 2010

Il cocktail dei carichi di lavoro

Mi diverto sempre a cesellare i miei limiti.
Appena riesco a raggiungere un obbiettivo, il successivo è già li che mi aspetta.
Questo è il momento di ricominciare a programmare un nuovo percorso, con un bagaglio di conoscenza sempre più ricco, ma in ogni caso sperimentale.

E si per ogni nuova occasione, effettuo la messa in opera di teorie già collaudate e andate a buon fine, ma mai uguali alla situazione precedente. Questo perché il fisico acquisisce sostanziali modifiche indotte dall'allenamento, e la risposta ad un determinato carico non è sempre la stessa.

E' questo uno dei momenti più affascinanti, quando devo iniziare a creare dei veri e propri cocktail di carico, che devono dare origine ad un particolare e continuo adattamento in relazione alla fase in cui mi trovo e al raggiungimento dell'obbiettivo.

La risposta ai diversi tipi di lavoro è variabile. Mi può succedere di affrontare la fatica a muso duro, senza respingerla, anzi l'accolgo umilmente e vado avanti con costanza e con tenacia. In questo modo il dolore è sempre li ma tengo duro, ormai ho imparato, perché così come arriva se ne va.
Non è necessario portare a termine anche la seduta più dura sin dal primo tentativo. Qualche volta ci riesco, ma in caso contrario se necessario insisto, con fiducia e serenità. Quindi se al primo tentativo fallisco riprovo un altro giorno, se non riesco ancora riprovo un'altra volta e un'altra volta ancora finché trovo la  situazione ideale, e in riferimento al titolo del post precedente CHI SI FERMA E' PERDUTO.  

Il fascino della fatica esistente negli allenamenti, è la soddisfazione dei traguardi, da raggiungere con misura, buon senso, e prudenza, senza lasciarmi trasportare oltre certi limiti della passione, in cui rischio di perdere facilmente il controllo della situazione.

Un concetto che che reputo importante è l'alternarsi dei carichi di lavoro. Esempio: un giorno con impegno a livello elevato, in cui la mente è impegnata nella gestione dello sforzo con la complicità del corpo, e un giorno con impegno a livello basso, in cui la mente è completamente libera, rilassata. In pratica cerco di imparare a collegare il carico di lavoro con il tempo necessario al recupero dopo una singola sessione di allenamento, con il fine di poter prevedere che cosa sono in grado di ottenere  nella sessione successiva.

16 commenti:

theyogi ha detto...

tutto molto bello, specie se applicato a macchine di F1, ma per la maggioranza delle utilitarie certi stop in officina sono persino necessari.... ;)

CHICO68 ha detto...

potrebbe essere la "filosofia" del perfetto podista....

web runner ha detto...

"Appena riesco a raggiungere un obbiettivo, il successivo è già li che mi aspetta"
Sottoscrivo anche la virgola.

Unknown ha detto...

siamo passati a vedere come procede. credo bene. bravo giuseppe. oppppppoppp. forza.

andrea dugaro ha detto...

direi che ogni singola parola è esattamente concorde con quello che penso e faccio.
a volte mi sorprendono queste cose.......
complimenti per averle sintezzitate così bene
ciao

andrea dugaro ha detto...

mmmmmm....sintetizzate sorry

Giuseppe ha detto...

Carissimo yogi,
il mio modello è "FARE DI NECESSITA' VIRTÙ'", penso sia uguale per tutti i runner's, nessuno escluso, cosa ne pensi?
Ciao

Giuseppe ha detto...

Ciao Chico,
sono convinto che alla fine è il riferimento principe per tutti noi "PAZZI CHE CORRIAMO".

Giuseppe ha detto...

Un buongiorno anche a te web.
La sottoscrizione? non avevo dubbi.

Giuseppe ha detto...

Ciao Alive2 cari e simpaticissimi colleghi blogger, per adesso procede tutto bene.
Ditemi la verità, state pensando di iniziare a correre. Vi aspetto.

Giuseppe ha detto...

Ciao grinta,
questo post è frutto dell'ispirazione avuta da un commento fatto da Gian Carlo, nel post precedente.
Alla fine ti rendi conto che più o meno è il pensiero che ognuno di noi ha. Influenzato dalle proprie voglie, conoscenze e aspirazioni.
Le varianti presenti sono molte ma anche quelle simili per tutti.
C'è il momento in cui l'attività del correre ha un fine salutistico, poi tutto il resto segue, l'agonismo, il divertimento, sentirsi vivi, per passione ecc. ecc.

Unknown ha detto...

mi spiace dirtelo ma l'autrice sono io ....

Unknown ha detto...

se non ti piace basta dirlo ...

Giuseppe ha detto...

Ho risposto nel tuo post.

Unknown ha detto...

forse è vero sogno ancora ..ma un sogno che non si avvererà mai ...

Giuseppe ha detto...

Se il tuo sogno rimane un obbiettivo, è facile che possa realizzarsi, dipende solo da te.